In città disabitate 20 case su cento, lo scrive il Corriere di Viterbo. . E’ sorprendente il dato che emerge dalle statistiche catastali al 31 dicembre 2022 da poco pubblicate dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate. Nella classifica nazionale relativa al tasso di utilizzo delle abitazioni nei capoluoghi di provincia, Viterbo si piazza al 63° posto con il 79,2% delle 38.499 abitazioni censite. A livello regionale soltanto Rieti ha un tasso inferiore (75%), mentre Roma svetta con l’88,2% (quinto posto nazionale), seguita da Latina (86,4%) e da Frosinone (81,5%). Nel capoluogo ciociaro tuttavia la percentuale, in controtendenza rispetto al trend nazionale, è diminuita del 4% in oltre un decennio.
Dal 2011 a oggi, per la cronaca, in Italia le abitazioni sono aumentate di due milioni. Il dato viterbese dovrebbe far riflettere: posto che l’edilizia rappresenta da sempre il nerbo dell’economia cittadina, qual è il senso di continuare con le colate di cemento in una città dove due abitazioni su 10 risultano abbandonate? E’ vero che i costi di ristrutturazione di appartamenti spesso fatiscenti sono poco sostenibili, ma è anche vero che il Comune potrebbe prevedere incentivi ad hoc per chi decide di risistemare un’abitazione, soprattutto nel centro storico. Si chiama rigenerazione urbana, antidoto al consumo di suolo (fenomeno in cui Viterbo nell’ultimo trentennio si è distinta). Va detto tuttavia che rispetto al 2011 il tasso di occupazione delle case a Viterbo, in linea con il dato nazionale, è cresciuto del 5,3%. Dieci anni fa la situazione era quindi peggiore ma di operazioni edilizie, o speculazioni, dai risultati fallimentari, nel capoluogo della Tuscia, dall’inizio del millennio se ne sono viste molte.