Se le condizioni del centro storico sono andate peggiorando nell’ultimo decennio molto si deve all’estensione del parcheggio selvaggio: macchine ovunque in divieto di sosta, nelle piazze più famose come negli anfratti più sperduti e nascosti.
Chiaro che un fenomeno del genere finisca per essere il killer numero uno della possibile rivalutazione della città antica: la sindaca fa aumentare i controlli, comincia a chiudere zone al traffico con la prospettiva di liberare una città che potrebbe essere d’arte dall’invasione barbarica di auto in ogni ora del giorno e della notte.
La reazione dei cittadini, abituati ad usare la loro vettura come coperta di linus comincia talvolta ad essere polemica, addirittura si arriva a raccogliere le firme per riaprire varchi a Piazza del Comune, liberarla dalle fioriere, e rendere percorribile di nuovo via Roma.
La scusa è sempre quella dei parcheggi mancanti, della difficoltà per i mezzi di soccorso di entrare nel centro abitato, dello scarico carico delle merci che sarebbe reso complicato dalle misure prese dal Comune.
In realtà non c’è la volontà a tutto tondo da parte del ventre motorizzato cittadino di collaborare alla chiusura graduale di Viterbo alle macchine, anche il parcheggio selvaggio viene considerato un male necessario, altro che una abitudine incivile.
A questo punto, come avvenuto in tantissime città d’Italia con i i centri storici con la ztl, l’augurio, che è già convinzione a dire il vero, è che la sindaca vada avanti per la sua strada, con l’appoggio della parte più evoluta della città, e che le manifestazioni oscurantiste dei parcheggiatori selvaggi non abbiano seguito nè appeal sulla cittadinanza.