Dopo anni di ottimismo e di voglia di fare, con propositi, forse ambiziosi, ma sinceri, di rivalutazione dei teatri cittadini e di investimenti che potessero favorire la creazione di scuole di recitazione e la produzione di eventi di livello, anche l’assessore Antoniozzi ora si trova a dover fare i conti con l’immobilismo triste di buona parte della società viterbese.
Ed è chiaro che le istituzioni non possono fare tutto da sole, solo uno stretto collegamento tra pubblico e privato può portare risorse significative e novità sostanziali sparse per il territorio.
Ma dove sono, tranne Unindustria, Ance, gli ottimi e sempre presenti Sergio Saggini e Andrea Belli gli investitori?
Si contano sulle dita forse di neanche una mano e non si lasciano coinvolgere e trasportare facilmente, anzi i loro interventi più passano gli anni, più vengono ridotti al lumicino.
E l’istituzione comunale, pur mettendocela tutta, come fa a programmare in assoluta solitudine un calendario di eventi prestigioso, stagioni teatrali di grande richiamo, proposte di autonoma produzione di rilievo non solo cittadino, ma nazionale?
Per fortuna la collaborazione con l’Atcl permette di riuscire a mettere su sia all’Unione che in altre circostanze, stagioni più che dignitose, di livello ottimo, che regalano alla città un intrattenimento colto di qualità.
Ma per il resto difficile creare appuntamenti di richiamo a Viterbo, a meno che non si appartenga al giro di favori esistenti tra certa informazione pigliatutto e giri strettissimi di generosi donatori pronti al pronto soccorso dei loro agiografi.
Intanto così è se vi pare, così vanno le cose nella vetus urbs nell’anno del signore 2023.