La natura antipopolare della giunta regionale del Lazio sta emergendo in tutta la sua evidenza,
dall’aumento dell’Irpef che scatterà dal primo gennaio 2024, ai tagli sulle strutture sanitarie pubbliche. Un
accanimento particolare sembra rivolto a ciò che riguarda la tutela delle donne. Si chiudono i luoghi
pubblici come il consultorio di Sette Chiese alla Garbatella e quelli autogestiti, come il Lucha y Siesta,
l’associazione che occupa lo stabile dell’ex deposito Atac e fornisce un punto di riferimento per la cura
delle donne e dei bambini vittime di violenze.
Il tema della prevenzione, in capo ai consultori e della cura autogestita, non alberga nella mente del
presidente della regione Lazio Francesco Rocca, che proprio non riesce a capire come queste strutture
costituiscano, oltre alla loro importante funzione sociale, risparmio di risorse che in prospettiva
aumentano invece quando si sviluppano danni fisici e morali evitabili proprio grazie alla prevenzione.
La preoccupazione principale della giunta di centro destra oltre quella di fare cassa nell’immediato,
tagliando sulle strutture di prevenzione, sembra anche quella di colpire quelle che come i consultori e i
centri antiviolenza, salvaguardano l’autodeterminazione delle donne. Si è visto in molti casi, anche
rispetto ad episodi gravi di violenza sulle donne, come la cultura della destra al governo nazionale e della
regione Lazio la considerino. Non hanno fatto i conti però con le donne che hanno diritto all’assemblea
nei consultori e la resistenza dell’associazione Lucha y Siesta, che si è già espressa in passato.
Loredana Fraleone – segretaria regionale di Rifondazione Comunista/SE Lazio
Non hanno alcuna intenzione di andarsene: all’indomani della delibera della Regione Lazio che intende
svuotare lo stabile in via Lucio Sestio, le attiviste della Casa delle donne rilanciano annunciando l’inizio
della resistenza. «Noi da qui non ce ne andiamo di certo e pretendiamo che il governatore Francesco
Rocca ci convochi».
Non sarebbe la prima volta che l’associazione Lucha y Siesta si oppone a uno sfratto e come nel 2019,
quando l’ex deposito Atac venne messo all’asta, un’intera comunità territoriale, femminista e
transfemminista è pronta alle barricate per evitare la fine dell’esperienza di autogestione e di cura delle
donne e dei bambini che trovano il coraggio di fuggire dalla violenza portata avanti sin dal 2008.