Canino, rapina alle cooperativa Doganella, il racconto choc dei dipendenti

Rapina alla cooperativa Doganella di Canino, sentite in aula due vittime. Si tratta di due dipendenti che il 6 novembre 2020 furono braccati da due rapinatori a volto coperto e armati di pistole, come riporta il corriere di viterbo.

“Erano le 18, orario di chiusura, e io e una collega stavamo salendo a bordo delle nostre auto ferme nel parcheggio – ha raccontato un 46enne-. Non appena salì in macchina fui raggiunto da un bandito che mi puntò la pistola intimandomi di scendere dal veicolo. La stessa cosa fece l’altro rapinatore con la mia collega e ci dissero di sdraiarci a terra, ma io mi opposi. Prima di portarci ci nel magazzino svuotarono le nostre borse e uno di loro mi ordinò di non voltarmi altrimenti mi avrebbe fatto fuori. Una volta entrati nel deposito dove c’era anche il magazziniere, ci chiesero della cassaforte ma rispondemmo che non l’avevamo. Tuttavia riuscirono a portare via l’incasso della giornata aprendo il registratore di cassa. Rubarono 1650 euro e i soldi che avevo nel portafogli, circa 150 euro. Quindi ci legarono con delle fascette da elettricista ma la mia non era stata stretta correttamente e così riuscì a liberarmi, a slegare gli altri e a dare l’allarme”.

Il teste, incalzato dalle domande della pubblica accusa ha aggiunto di aver percepito due accenti diversi. “Uno aveva una cadenza locale, mentre l’altro del sud. Penso fosse siciliano, dal confronto avuto in merito con la collega”, ha riferito il 46enne.

IIn seguito è stata sentita l’altra impiegata. “Non ebbi neanche il tempo di montare in auto che vidi uno dei rapinatori puntarmi la pistola – ha spiegato una 63enne -. Uno dei due mi prese il cellulare e quando entrammo nel magazzino ricordo che uno dei banditi scarrellò l’arma che impugnava contro il magazziniere. Lì ci bloccarono i polsi ma fortunatamente l’altro collega si liberò dalla fascetta di plastica che era stata messa al contrario. Il rapinatore che ci minacciò era sicuramente della zona, mentre l’altro credo che fosse campano. Al mio collega sembrò siciliano, ma a me no”.