Da molti anni ormai Viterbo vive una fase storica difficile, alla ricerca di una identità precisa che non riesce a trovare: le sue potenzialità che sono più che buone, ma non straordinarie ( a parte palazzo dei papi manca un “simbolo” riconosciuto per il turismo internazionale) vengono puntualmente mortificate da un lassismo politico monotono e sempre uguale, da una mancanza di progettazione a lungo raggio e dalla solita abitudine stracittadina a tenere in piedi conflitti intestini infiniti e masochistici.
E quello che li motiva sono spesso vere e proprie “guerre personali”, conflitti basati su questioni di principio o risposte a sgarri ricevuti che ammorbano la vita cittadina: un modo come un altro per tarparsi le ali da soli da parte dei cittadini e delle classi dirigenti viterbesi.
Un vero peccato, visto che il tempo potrebbe essere occupato da cose più fattive e dal raggiungimento di mete ben più edificanti.
Dopo un anno e mezzo e passa di mandato la sindaca Frontini al momento è bersagliata da tutti i fronti, sovente con vere e proprie campagne di odio accanite e fini a se stesse: qui l’obiettivo è dimostrare da parte degli antipatizzanti (spesso si tratta solo di ciò, di simpatie e di antipatie) che va tutto male, il disastro è dietro l’angolo, è tutto sbagliato, tutto da rifare.
Fiumi di veleno riversati sulla amministrazione comunale e sulla prima cittadina che vanno oltre ogni critica più radicale e distruttiva: e qui nessuno vuol dire che la giunta Frontini non abbia commesso errori sinora, che non deve migliorarsi, intensificare l’azione, porsi obiettivi concreti attraverso strade percorribili. Cose che in buona parte ha fatto, sfidando anche l’impopolarità, come per le piste ciclabili, l’invito a non usare sempre l’auto con provvedimenti conseguenti, auto che sono da sempre un vero intoccabile totem per i viterbesi.
Poi certo di sbagli tutti ne commettono, ma di qui a ricevere continui attacchi personali (perchè quello sono stati e sono) ce ne corre: magari sarebbe più vivibile una città dove l’opposizione si faccia con la politica e non con i veleni e le battaglie di reazione a chissà quali lese maestà.
Il problema è che in questa Viterbo che la Frontini sta cercando di far ripartire, non nascondendosi le immani difficoltà, manca ogni buon senso comune e ogni amore per il bene pubblico.
E le opposizioni di destra e di sinistra cincischiano con blanda indifferenza e non forniscono nè alternative all’esistente nè contributi seri ed utili al dibattito.
Rafforzando anche l’immagine di una sindaca e della sua maggioranza che, purtuttavia, le castagne dal fuoco le devono togliere per davvero e non hanno tempo per sterili contrapposizioni di vanità.
Il quadro è quello comunque di una città che trova mille scuse per non uscire dall’immobilismo e le “guerre personali” contro una sindaca in carica (che in quanto tale va demolita) ne sono la prova lampante.
Poi certo una azione amministrativa col tempo si può e si deve migliorare, il problema della comunicazione si può affrontare e risolvere con maggiore applicazione, i contenuti per il progetto di Viterbo città della cultura possono essere arricchiti e resi più specifici e meno generici, ma di tempo ce n’è ed è bene che ci siano anche le idee e il confronto sia esteso e plurale.
Senza dimenticare che chi affronta tutto in prima persona da dieci anni e passa merita sempre l’onore delle armi.
(pasquale bottone)