Caso Bruzziches, gaffes, golpettini all’acqua cotta e “guru” intoccabili, buongiorno tristezza

“Viterbo ti cade addosso quando meno te lo aspetti”, non dimentico quello che mi disse un noto politico viterbese, a sottolineare le tante spine e i pochi fiori che caratterizzano la vita cittadina specie di un personaggio pubblico, e non parliamo quando poi cade in disgrazia presso il grande fratello di turno.

Tutto accade ad orologeria e segue ritmi prestabiliti: ora a tenere banco è la vicenda Bruzziches, un noto commerciante viterbese da svariati lustri che alle scorse comunali volle candidarsi con la Frontini e che qualche tempo fa ha scoperto, complici registrazioni by phone in ambito casareccio che lo spin doctor di Viterbo e sindaco consorte della prima cittadina, è l'”anima nera” del gruppo schierato con ogni mezzo a difesa della moglie e del movimento e pronto ad inguaiare l’anello debole della sua famiglia.

Ovviamente su tutto questo poi qualcuno ha imbastito la “spy story” di provincia depressa con tanto di grida manzoniane, scoop e scooppettini ad ogni piè sospinto e indice puntato contro la Frontini già colpevole, lei ed il suo uomo, in uno dei tanti processi sommari che sono la specialità della casa di qualche guru “intoccabile”.

Detto questo il consigliere Bruzziches è liberissimo di procedere come vuole per tutelare la sua sicurezza familiare, per carità, io forse al posto suo l’avrei tutelata rispondendo a brutto muso al Cavini se quelle cose pronunciò, lui ha scelto le registrazioni, la querela e via discorrendo, e la sua scelta va rispettata.

Ora sarà la Procura a decidere come andrà a finire la storia, che qualcuno sta già usando politicamente e questo, permettetemi di dirlo, è molto squallido.

La vicenda è scivolosa, l’unica cosa che dimostra incontrovertibilmente, è purtroppo lo stato comatoso della città ben antecedente alla elezione della Frontini, che viene continuamente trasformata in un nido di vipere, lo strapaese eletto a sistema di vita ad ogni livello, come i ricatti incrociati, le clientele opprimenti, il sottosviluppo culturale, il razzismo antiforestieri, i galli sulla mondezza che pontificano di qua e di là e che fuori città sarebbero presi a pomodori marci e a pernacchie.

Se il sottofondo è questo nell’urbe piccina picciò fuori dall’occidente può succedere di tutto: vediamo cosa deciderà la Procura, i processi non si fanno sul web nè nelle conventicole dei politiconzi a caccia di golpettini all’acquacotta.

Con un dibattito pubblico caduto così in basso (non è alto da sempre) non ci si meraviglia più di niente: non credo sinceramente che Cavini sia l’anima nera di un movimento di picchiatori complottisti rovinafamiglie, a me è sembrato un tipo sveglio, il miracolo Frontini è in gran parte merito suo, talvolta esageratamente innamorato di se stesso, ma chi fa il suo mestiere per raggiungere i risultati che si prefigge non può non esserlo.

Se si trasformerà nel mostro di Poggibonsi ne prenderemo atto, ma ci vorranno le prove a dimostrarlo e non solo pubbliche denunce, in ogni caso il Cavini poteva stare un po’ più attento a esplodere in acuti così clamorosi, fosse stato una vera anima nera avrebbe inviato al suo posto spedizioni punitive e non si sarebbe esposto come si è esposto.

Ma a Viterbo girano le voci, ti accreditano di quello e quell’altro misfatto così, per sentito dire, il garantismo in questi casi è visto come il fumo negli occhi, non consentirebbe la condanna a morte immediata ad orologeria.

L’unica macchina che funziona è il solito ventilatore, l’unica risorsa da mettere in circolo le scorie, ma quelle maleodoranti, non mancano mai.

(pasquale bottone)