In tre devastano club privè: “Clienti in fuga mezzi nudi”

In tre devastano club privè. “Clienti in fuga mezzi nudi”. Mandarono all’aria la serata di riapertura post Covid di un club a luci rosse a Sutri e aggredirono il presidente, come riporta il corriere di viterbo.

Sotto accusa davanti al collegio del tribunale di Viterbo tre ex soci, una coppia e un uomo, che la sera del 1° maggio 2021 avrebbero distrutto parte degli arredi, scatenando il panico tra gli ospiti del locale di incontri a luci rosse, per poi picchiare e minacciare la presunta vittima, un 57enne che si è costituito parte civile.

Nei giorni scorsi in aula sono stati ascoltati alcuni dipendenti: “Quella sera alcuni avventori scapparono via mezzi nudi dopo essere stati turbati dalla situazione che si era creata – ha raccontato un’impiegata -. Gli imputati nel bel mezzo della cena si misero ad accendere e spegnere le luci facendo agitare gli altri soci. Ruppero tutto e minacciarono il presidente e io sentii l’imputata rivolgersi a lui reclamando soldi”.

In seguito è stato ascoltato il cuoco, un 31enne romano, che all’epoca lavorava nel circolo per tête-à-tête trasgressivi. “Mentre entravo e uscivo dalla cucina successe il patatrac. Quando rientrai in sala vidi la cassa, il computer, la porta d’entrata e il bar in mille pezzi e queste tre persone che protestavano per delle somme di denaro. Poi vidi il responsabile tenersi il viso con una mano perché era stato colpito”.

Fu la presunta vittima a riassumere la vicenda quasi due anni fa. “A luglio 2020 avevo subito un furto, in un locale che avevo preso in subaffitto dalla coppia di imputati – affermò il 57enne-. Nel periodo della pandemia un nostro conoscente con un pretesto mi chiese le chiavi dell’attività e quando un giorno per caso passai a dare un’occhiata capii che quest’uomo aveva portato via oggetti di mia proprietà e aveva danneggiato la struttura”.

“La coppia di imputati – proseguì la vittima -, non avendo più sentito questa persona, iniziò a chiedere a me 400 mila euro per rifarsi di quanto avevano investito nella ristrutturazione, circa 280 mila euro, a cui avevano sommato altri soldi per danni morali, desumendo che fossi stato complice del furto”.