Dramma a Regina Coeli: ragazzo si impicca nella sua cella

Si è impiccato nella sua cella nel carcere di Regina Coeli a Roma, nella tarda serata di ieri. È morto così il 31enne di origini pakistane, in carcere da settembre per rapina e lesioni. A darne notizia è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, come riporta ilcorrieredellacitta.com

“Ha posto fine alla sua esistenza, e alle sofferenze, ieri sera verso le 23 impiccandosi nella sua cella. A nulla – dichiara De Fazio – sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari. È il 39esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, ai quali si aggiungono i 4 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che analogamente si sono tolti la vita. Non si attenua, dunque, la spirale di morte senza precedenti che investe il carcere nel sostanziale disinteresse della politica prevalente”.

Ancora una volta torna di stridere il rapporto tra detenuti e agenti di Polizia penitenziaria. “Il carcere capitolino di Regina Coeli – sottolinea il Segretario Generale della UILPA -, con circa 1.140 detenuti presenti a fronte di una capienza di 628 posti regolamentari e con poco più di 300 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio, quando ne servirebbero almeno il doppio, è l’emblema della disfunzionalità e della crisi del sistema carcerario italiano che, palesemente, invalida il percorso prioritario della giustizia penale”.

Dati che pesano e per i quali De Fazio evidenzia: “Di tutto questo però la politica, almeno quella prevalente e della maggioranza di governo, al di là di qualche dichiarazione di facciata, non sembra interessarsi compiutamente, così il tema penitenziario non trova spazio neppure nella campagna elettorale, salvo che dietro le sbarre non finisca proprio un politico o il ‘forti’ di turno. Sovraffollamento detentivo ormai giunto al 130%, penuria di organici della Polizia penitenziaria a cui mancano almeno 18mila unità e l’enorme problema dell’assistenza sanitaria e psichiatrica costituiscono un mix esplosivo. Perché, non va sottaciuto che, mentre nel Paese si dibatte, giustamente, delle vergognose liste d’attesa nella sanità, nelle carceri la situazione è ben peggiore e, troppo spesso, ciò che si attende è la morte, come dimostra il numero dei decessi che nel 2024 ammontano complessivamente a 91”.