Andrea Belli e Sergio Saggini, due forti professionalità viterbesi che, oltre ad eccellere nel loro campo, si sono dati una mission ben precisa, favorire con contributi spesso determinanti la realizzazione e l’ideazione di eventi e rassegne sul territorio.
Due esempi purtroppo isolati di mecenatismo e di imprenditoria sensibile alla creazione di contenuti e di iniziative necessarie ad uno sviluppo armonico della città.
Ance Viterbo, Unindustria, veri e propri marchi di fabbrica di una Viterbo che sa confrontarsi con gli operatori culturali compiutamente e assecondarne all’occorrenza, per quanto possibile, le idee e gli obiettivi.
Belli e Saggini, talmente disponibili al confronto, da essere oggi come oggi invasi da proposte di ogni tipo e provenienti da più parti; il dilettantismo spesso alla base di progetti più velleitari che sostanziali ha complicato il loro lavoro e resa necessaria una selezione più attenta e severa degli eventi da finanziare: nella Viterbo dei tassi di disoccupazione record tutti vogliono fare tutto e l’intrattenimento culturale scambiato sempre più spesso per reddito di cittadinanza sostitutivo.
Ma le cose non stanno così e la cultura è un vero e proprio lavoro che non è per tutti; quindi la disponibilità di Ance ed Unindustria non va scambiata per regalia sociale.
Gli imprenditori Belli e Saggini hanno diritto a scegliere magari meno progetti, ma di qualità cui dare il loro contributo, più unico che raro in tutta la Tuscia.
L’imprenditoria che sostiene la cultura e la buona informazione in Tuscia si ferma ai loro casi e ai loro esempi di partecipazione attiva alla vita della Provincia: due mecenati soli, ma decisi a proseguire per la loro strada, nella speranza, mai sopita, che la suddetta strada venga seguita anche da altri e che non costituisca per l’intero territorio l’unica utopia realizzata.