Escono i risultati del bando cultura e capita che alcune manifestazioni (stracittadine a dire il vero) restino escluse dal contributo comunale: può succedere, Palazzo dei Priori non è un bancomat che tutto deve a tutti, evidentemente sono state fatte delle scelte che in qualche modo vanno rispettate.
Ed invece no, subito c’è chi grida allo scandalo, vai a vedere e scopri che si tratta di un evento strettamente locale, nato come sostitutivo del San Pellegrino in fiore ripristinato quest’anno, dal titolo anche simile, San Pellegrino in Festa, gestito dalla Pro Loco.
Seppure tutte le iniziative e tutti gli organizzatori di appuntamenti di intrattenimento meritino rispetto per il lavoro che svolge chi li mette in scena, è davvero difficile pensare che il comune sia obbligato a finanziare un raduno di quartiere di impostazione ricreativa spinta, con un po’ di sbandieratori e qualche cover band in azione. L’happening merita rispetto, sicuramente può essere quel qualcosa in più di impatto facile che serve, ma non siamo dinanzi alla biennale di Venezia.
E se si vuole inseguire davvero l’obiettivo di candidare Viterbo a capitale della cultura è necessario alzare l’asticella, puntare più in alto e fare in modo di mettere su eventi di interesse nazionale che possano anche incoraggiare lo sviluppo di un turismo di ampio respiro.
Che poi sia necessario mettere ancora a fuoco una politica che conduca in tale suddetta direzione è un altro discorso e andrà affrontato per tempo, ma che i giornali locali abbiano occupato per giorni i loro spazi con queste polemichette fragili fragili da provincia depressa è davvero un triste segnale di noiosissimo localismo senza speranza.
(agenore carlos borlotti)