La Roma Nord chiude per due anni, l’ ira dei pendolari: “Si può evitare”

Un raddoppio di 5 km (da Montebello a Riano), su 82 totali di tratta extraurbana. Costerà 153 milioni di euro e comporterà la chiusura della Roma Nord per due anni. Lo riporta Massimiliano Conti sul corriere di viterbo. L’ennesima tegola, mascherata da rilancio, si sta per abbattere sugli utenti della peggiore ferrovia d’Italia (lo dicono ogni anno i dossier Pendolaria realizzata da Legambiente). A tuonare contro quello che viene definito un vero e proprio sperpero di denaro pubblico è il comitato dei pendolari.

“Un progetto sconclusionato – dice il portavoce Fabrizio Bonanni -, con un extra spese previsto di circa il 30% in più, fermo dal 2020 e per cui si prevede un’assurda chiusura del servizio per almeno due anni. Una nuova stazione dei treni a Flaminio, che evidentemente non stanno costruendo ma la stanno cercando già fatta, sotto terra. I nuovi treni che arriveranno se tutto va bene nel 2026 inoltrato, in clamoroso ritardo. E la nostra ferrovia è la peggiore d’Italia, conclamata da anni ormai. Come avere tanti soldi da spendere e buttarli nel cesso non avendo competenze e conoscenze adatte. Qua ci vorrebbe la magistratura, ma mica da oggi”.

II progetto, approvato dalla Regione Lazio e in mano ad Astral, prevede l’installazione del sistema ermts – volto a migliorare la sicurezza e l’efficienza del trasporto ferroviario in Europa, assicura che i treni possano viaggiare in modo sicuro e senza interruzioni attraverso diversi paesi europei, – sul tratto extraurbano della ferrovia, quello che viaggia da Montebello fino a Viterbo. A breve verrà pubblicata la gara l’installazione dei nuovi dispositivi lungo la tratta. Sarà realizzato anche un deposito di treni e un’ officina sulla tratta urbana al posto di quello di Catalano, a Civita Castellana, che vedrà eliminata quindi la rottura di carico. Secondo i pendolari, due anni di chiusura – considerate anche le condizioni in cui versa la ferrovia – sono troppi. Per l’associazione Trasportiamo, l’idea di sostituire 89 chilometri di linea con navette “è “inadeguata e “logisticamente insostenibile” perché gli autobus “trasportano molte meno persone rispetto ai treni e, soprattutto, devono circolare su strade spesso trafficate e congestionate”.