Avrebbe chiesto dei prestiti a un conoscente per l’acquisto di alcune auto, ma avrebbe dovuto ridare indietro il doppio. Vittima un quarantenne viterbese che quasi 10 anni fa denunciò i presunti aguzzini per fatti che si sarebbero consumati tra il 2015 e il 2017. A processo per usura davanti al collegio presieduto dal giudice Francesco Oddi finirono un trentenne, il padre e la convivente di quest’ultimo, residenti a Vetralla.
La presunta vittima, assillata dalle incessanti richieste, si sarebbe rivolta alla madre, accampando scuse e facendo riferimento a presunti crediti con l’erario o altre tasse derivanti dalla chiusura di una precedente attività commerciale. L’anziana, una 70enne titolare di un’azienda agricola, per andare incontro al figlio avrebbe dato fondo al proprio conto, prelevando somme ingenti anche dalle pensioni del marito e di un vecchio zio.
In base a quanto dichiarato dal quarantenne, i presunti usurai avrebbero rivolto minacce pesanti nei confronti dei suoi familiari. “Mi dissero che se non avessi restituito loro altri 20 mila euro in più sarei andato incontro a cose spiacevoli e di fare attenzione avendo due figlie all’epoca adolescenti”, ha detto il quarantenne che sporse la prima denuncia ai carabinieri il 2 maggio 2017, presentando altre integrazioni nei giorni seguenti, fino al blitz scoccato la mattina del 6 maggio nel parcheggio sottostante il fast food a Valle Faul. “I militari mi aiutarono a organizzare l’appuntamento e li presero al momento della consegna di 500 euro”, ha aggiunto l’uomo, che sostiene inoltre di aver dato negli anni ai presunti strozzini più di 100 mila euro. (corriere di viterbo).