Capranica, accoltellò la compagna, il pm chiede 8 anni per ex poliziotto

Chiesti 8 anni di reclusione per Alberto Aniello, ex poliziotto sessantenne, che il 29 gennaio 2021 sferrò cinque coltellate alla compagna 57enne, d’origine polacca, mentre preparava le valigie per lasciare l’appartamento nel quale convivevano a Capranica, come riporta il corriere di viterbo.

Ieri mattina in aula, davanti al collegio del tribunale di Viterbo, il pm Michele Adragna ha sostenuto che la prova della responsabilità penale fosse emersa nell’arco del procedimento ormai agli sgoccioli.

“Se sono qui a raccontare questa storia lo devo al vicino di casa che mi salvò la vita – affermò la vittima in aula due anni fa -. Quel pomeriggio, attorno all’ora di pranzo, decisi di andarmene e presi una valigia. Andai in cucina per cercare uno straccio per spolverarla e lui mi colpì alle spalle con un pugno. Poi lo vidi prendere un coltello del ceppo posto sopra il lavandino con cui mi ferì mentre gridava ‘ti ammazzo! Non vai da nessuna parte!’. Io gli chiesi cosa stesse facendo e cominciai a gridare ‘aiuto’”.

“In quel momento non pensai a difendermi – spiegó la donna -, ma a scappare e così riuscì ad afferrare la maniglia della porta e ad aprirla, ma lui mi colpì altre due volte alla schiena e cercò di trattenermi per una spalla. Ma in quell’attimo uscì il vicino di casa, che evidentemente mi sentì urlare, e l’imputato lasciò la presa. Sono fortunata ad essere ancora viva”.

“Le dichiarazioni della vittima – ha affermato il pm – hanno chiarito circostanze e contesto in cui maturò il tentato omicidio. L’imputato, che fu ritrovato disteso sul divano e in uno stato mentale quasi del tutto assente e sofferente aveva perso il controllo di sé, tanto da affermare di voler farla finita. Si tratta di un delitto d’impeto e di un’azione sconsiderata”. Per gli esperti sentiti durante il processo sarebbero state due le coltellate potenzialmente mortali.

“La vittima fu assistita dal dirimpettaio subito dopo l’aggressione e le lesioni che avrebbero potuto essere fatali sono quelle riscontrate all’altezza del petto”, ha ribadito la pubblica accusa che si è soffermata sulla documentazione relativa alla capacità di intendere e di volere del 60enne, ritenuta scemata al momento del fatto.

Pertanto, considerando l’attenuante psichica, da una pena base di 12 anni, il pm ha avanzato un’istanza di condanna a 8 anni e che l’uomo venga sottoposto alla libertà vigilata, come misura di sicurezza, e che venga ricoverato presso una comunità per seguire un percorso terapeutico.