Monumenti imbrattati, furti e risse: il regalo di Natale dei maranza alla città deturpa il centro storico e crea il panico tra commercianti e residenti. Non chiamatele baby-gang, perché – secondo le testimonianze – non si tratta di gruppi organizzati, bensì di comitive composte perlopiù da giovani stranieri a caccia di qualcosa con cui ammazzare il tempo.
Sono proprio loro: i maranza, anche se il termine viterbese più appropriato sarebbe coatti, o bori. Con le loro tute, i cappellini e i giacchettoni griffati si aggirano per il centro in cerca di un po’ d’azione, che alla fine sfocia nel vandalismo becero, proprio degli adolescenti – fin troppo – ribelli. Sono stati proprio loro, durante queste festività natalizie, i veri padroni della città. La loro sfera d’influenza è sempre la stessa, da piazza della Repubblica al Sacrario. Il problema è che, tra il mercatino di Natale in via Marconi, le attrazioni e gli eventi, quest’anno i maranza made in Tuscia si sono ritrovati a dover condividere i loro spazi con il resto dei cittadini.E, purtroppo, l’esperimento non ha funzionato. Oppure ha semplicemente sortito gli effetti prevedibili fin dall’inizio, come riporta il corriere di viterbo.
Sembrava infatti inevitabile che, prima o poi, si sarebbero verificati dei disordini. E così è stato. Tutto è cominciato a ritmi blandi poco prima del 25, con l’imbrattamento del monumento ai facchini di piazza della Repubblica, orrendamente sfregiato da una scritta apparentemente araba (anche se potrebbe trattarsi di una semplice sigla). Poi è toccato al vicino palazzo di Bankitalia, insozzato con la più classica delle dediche d’amore per il fidanzatino di turno. Abitudini che in molti ritenevano ormai passate di moda e che invece fanno breccia anche nella generazione super-digitale.
Di lì, con l’arrivo del capodanno, si è passati a qualcosa di più: oltre alle scritte con lo spray, non potevano mancare risse e scazzottate varie, nei paraggi dei tanti bar aperti in orario serale. Infine, dentro la calza, gli esercenti del mercatino di Natale di via Marconi hanno trovato tre bei furti: casette in legno scassinate e magri incassi portati via assieme a qualche dolcetto tipico. A qualcuno, tuttavia, è andata peggio. E’ il caso dell’archeologo Alberto Pichardo, che si è trovato il suo camper letteralmente devastato: anche qui graffiti, tra cui disegni fallici delle più disparate dimensioni, mozziconi di canne e computer portati via assieme ad altre attrezzature.