l passaggio per le bollette della luce al mercato libero, per tutti, previsto salvo rinvii dall’inizio del 2024, non convince la Cisl. La Flaei, guidata da Amadeo Testa, prende una posizione netta, spiegando perché difende la maggior tutela. “Il 10 gennaio prossimo tutti gli utenti domestici elettrici, tranne i cosiddetti vulnerabili, si troveranno nel mercato libero. La Flaei Cisl è contraria al superamento della maggiore tutela e ad allargare il mercato elettrico a tutte le forniture nazionali”.
Perché il sindacato prende posizione
“Secondo noi non c’è una ragione accettabile a questa decisione intempestiva e intollerabile. 10 milioni di contratti, oggi in fascia tutelata, sono il boccone ghiotto per più di 700 venditori che da oltre 20 anni fingono di farsi concorrenza e propongono ai cittadini, con metodi da codice penale, fantasmagorici risparmi e opportunità di cui nessuno finora ha potuto godere”, sottolinea Testa.
I numeri che evidenzia la Cisl
“Sono 23 anni che opera il decreto Bersani, è la storia che parla: in condizioni di normalità chi non ha fatto scelte di mercato ha risparmiato il 23% in bolletta. Non lo affermiamo noi, sta negli atti delle Autorità di settore. E questi cittadini, da gennaio prossimo, perderanno tali vantaggi per scelta ideologica, creando ulteriori difficoltà agli strati sociali economicamente più deboli, proprio mentre essi soffrono i rincari delle materie prime e dell’inflazione. Era stata proprio la Flaei, ai tempi della liberalizzazione del Settore elettrico a chiedere la nascita dell’AU, proprio per difendere le fasce più deboli e dare un equilibrio al mercato della vendita. La sua funzione calmieratrice è stata decisiva nel contenere le tariffe del nostro paese nell’ultimo ventennio e privandosene si lascia alla “speculazione” dove fermare i costi finali”.
No all’aumento delle bollette per i ceti popolari
“Bisogna impedire di aumentare le bollette in questo momento ai ceti popolari usando dirigismo ideologico per difendere un sistema che prima si riconsidera e meglio è. Oggi il quadro è del tutto diverso da quello vissuto a fine secolo scorso quando si è legiferato, e non soltanto per i modificati scenari geopolitici e per una diversa sensibilità ambientale, ma anche per l’avvento dirompente di tecnologie che forse consigliano più di un aggiustamento dei meccanismi di formazione dei prezzi. Insomma dopo decine di differimenti nei 23 anni trascorsi, ci sembra il momento meno idoneo per spostare dei costi a carico dei cittadini volendo astrattamente avvantaggiare un mercato che non funziona. La politica non può non considerare tutto questo. Quella del Settore elettrico è l’unica liberalizzazione in cui chi passa al mercato libero, ci rimette”, conclude Testa.(adnkronos).