E’ una provincia per vecchi. Parafrasando il titolo del celebre romanzo di Cormac McCarthy, è quanto emerge dalla fotografia scattata dalla Cgia di Mestre sul rapporto tra pensionati e lavoratori nel nostro Paese. A Viterbo, nel 2022, i primi erano 126 mila a fronte di 115 mila lavoratori, con un saldo negativo di 12 mila unità.
Nella classifica stilata dall’associazione delle piccole e medie imprese artigiane venete, la Tuscia si colloca al 72° posto in Italia e all’ultimo nel Lazio. Ancora una volta la provincia si allinea ai numeri del profondo Sud, a riprova che l’Alto Lazio è una pura espressione geografica.
Se a livello nazionale il rapporto ormai è di uno a uno, nel Mezzogiorno, invece, il sorpasso è già avvenuto – scrive l’ufficio studi della Cgia -. In Italia il numero delle pensioni è pari a 22.772.000 e quello dei lavoratori ammonta a 23.099.000, nelle regioni del Sud e delle Isole le pensioni pagate a cittadini sono 7.209.000, mentre gli addetti sono 6.115.000.
Un risultato preoccupante, secondo la Cgia, “che dimostra con tutta la sua evidenza gli effetti provocati in questi ultimi decenni da tre fenomeni strettamente correlati fra di loro: la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la presenza dei lavoratori irregolari. La combinazione di questi fattori sta riducendo progressivamente il numero dei contribuenti attivi e, conseguentemente, ingrossando la fila dei percettori di welfare”.