Che le città che aspirino ad essere d’arte debbano in primis risolvere il problema del traffico di auto al centro storico e della indispensabile pedonalizzazione di ampi spazi della vetus urbs è fuori dubbio: che sia possibile instaurare un dialogo proficuo a Viterbo tra commercianti e istituzioni per risolvere la questione in modo che gli interessi personali prevalgano su quelli generali è assai dubbio.
Appena c’è anche una piccola accelerazione verso la chiusura delle auto, subito partono proteste a grappoli, raccolte di firme, campagne di stampa subito cavalcate da una certa politica che ne fa subito una strategia elettorale o giù di lì.
Se i commercianti non sono uniti anche al loro interno, figuriamoci come possa nascere un tavolo di discussione serio e produttivo: partendo dal presupposto che, in tutte le zone d’Italia dove i centri storici sono in massima parte pedonalizzati ciò è dovuto ad una decisione netta ed irrevocabile delle competenti istituzioni che sono andate avanti per la loro strada senza lasciarsi influenzare da polemiche e proteste.
Chi decide decide, e sembra con l’amministrazione Frontini anche a Viterbo sia stia andando in una certa direzione, ma la risposta dei negozianti subito è diventata di rifiuto, di richiesta di ripristino di parcheggi addirittura gratuiti, di aperture ai veicoli più generosa e salvifica.
Come se il problema di strade anche merceologicamente morte come corso Italia, Via Roma, Via Saffi, fosse il mancato passaggio di auto, come se le fioriere di piazza del comune avessero osato solo chiudere spazi agli automobilisti e chi le ha pensate dovesse quasi chiedere scusa alle macchine e farsi un po’ da parte per non recare loro fastidio.
Quando il problema principale è ripensare il triangolo Via Saffi, Corso Italia, Via Roma, e renderlo moderno e funzionale, magari con delle ipotesi sensate e non sterili vittimismi che nulla appunto risolvono.
Se l’amministrazione ha deciso di procedere in un senso chiaro di limitazione al traffico veicolare, non si vede perchè debba fermarsi dinanzi a cori di dissenso che chiedono solo aperture, parcheggi gratuiti (dove sono poi nelle altre città?) e vantaggi alla loro categoria per questioni cosiddette di sopravvivenza.
Quando poi anche il via libera indiscriminato ad auto e motorini nulla risolverebbe nè allontanerebbe gran parte del centro storico dalla crisi identitaria in cui si trova e che non appare facilmente risolvibile.