Scorie nucleari in Tuscia, istituzioni e cittadini pronti a dare battaglia

Dalla padella alla brace nucleare. A distanza di pochi giorni dalla decisione del governo di ammettere le autocandidature dei comuni ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive, a gelare la Tuscia arriva la mappa ufficiale dei siti idonei pubblicata dalla Sogin, come riporta il corriere di viterbo.

Mappa nella quale la nostra provincia è presente con ben 21 siti su 51. In pratica ci sono quasi la metà delle probabilità che la discarica atomica venga realizzata proprio nel Viterbese, con buona pace di Trino Vercellese, il comune piemontese che, nonostante l’autocandidatura, nella carta non compare. Dalle associazioni ambientaliste e di categoria, ma anche dalle istituzioni e dalle forze politiche viterbesi c’è stata un’immediata levata di scudi contro l’ennesima servitù che potrebbe gravare su un territorio già diventato negli ultimi anni la discarica di tutti i rifiuti laziali. Ma andiamo con ordine.

Il ministero dell’Ambiente ha pubblicato mercoledì scorso la Cnai, la carta nazionale delle aree idonee ad ospitare il deposito. A stilarla la Sogin, la società statale incaricata di individuare le aree, la stessa che aveva già calato una pesante ipoteca sulla Tuscia con la Cnapi, la carta delle aree potenzialmente idonee. Se da una parte i siti papabili nel Viterbese si sono ridotti da 22 a 21, dall’altra è diminuito molto di più il numero totale delle aree potenzialmente idonee, da 67 a 51. Risultato: per il Viterbese la probabilità è salita a oltre il 41%.

“Ma lo scandalo è ancor più serio, se si va a guardare i documenti scientifici e tecnici che accademici dell’Università della Tuscia, esperti, responsabili delle istituzioni, l’intero tessuto produttivo della provincia e lo stesso Biodistretto hanno più e più volte illustrato ai tecnici della Sogin – afferma il presidente Famiano Crucianelli -. La Sogin e il ministero non hanno raccolto una parola del grande lavoro che è stato fatto, anzi hanno reso ancor più problematica la posizione della provincia viterbese. Scandalo nello scandalo è l’atteggiamento del ministro Pichetto Fratin, che ha ignorato la richiesta di chiarimento che viene da tanto, troppo tempo, da 35 sindaci della Tuscia”.