Il sub-travaglismo “viterbicolo” e la squallida  “guerra personale” contro la Frontini

Seppure il travaglismo nazionale era nato da un legittima aspirazione del suo fondatore Marco Travaglio di indagare tutta la classe politica italiana con annessi e connessi per diffonderne solo gli scandali e le miserie e dare poi spazio alle invenzioni prima di Di Pietro e poi di Beppe Grillo, il sub travaglismo da “strapaese ultradepresso tusciano” venne fuori ovviamente, per un tentativo patetico di ricalco, per mettere all’angolo i non sottomessi al sistema perpetuamente immobile viterbicolo (non dico viterbese perchè ho troppo rispetto per i viterbesi, a partire dai vecchi, che vissero un’altra vetus urbs).

Bene, ora i sub-travaglisti del luogo hanno preso di mira la Frontini che attaccano da mane a sera con mezzi sia leciti che illeciti (??) con l’obiettivo di distruggerla, per una mera questione personale e per fermare ogni possibile cambiamento cittadino.

Che infatti l’amministrazione della Frontini abbia ancora ancora davanti a sè ampi margini di miglioramento è fuori di dubbio, che non tutti i meccanismi governativi a palazzo dei Priori siano oliati a perfezione pure, dopo neanche due anni di mandato, ma di qui a disegnare il quadro di un’opera distruttrice di tutta la città ce ne corre.

In ogni caso la prima cittadina è alla sua prima esperienza, ha solo 33 anni e non è responsabile del cattivo governo trasversale che per lustri e lustri ha gettato Viterbo nell’ombra horror del clientelismo più becero e del familismo più classista e malevolo che la storia ultracentenaria della città ricordi.

Quindi le critiche sono sempre salutari, ma la puntuale delegittimazione feroce di una istituzione è di per sè prassi scorretta e infida che non ha lo scopo di far crescere il dibattito politico cittadino, ma solo di far fuori a prescindere la nemica che non si inginocchiò al sub-guru.

Poi non si capisce perchè una città moderna, nel 2024, debba ancora essere ostaggio di queste logiche, del più meschino dei do ut des, di un appiattimento culturale e informativo così vistoso e raccapricciante.

Ovviamente dopo che ho scritto queste righe mi arriveranno decine di telefonate che mi consiglieranno di “parare vascio” (consentitemi di rispolverare il dialetto che poi è lingua della mia Napoli, di “volare basso”), ma io non ho mai avuto paura di nessuno.

Tantomeno delle diffamazioni.

(pasquale bottone)