Più volte le riunioni del comitato di sicurezza cittadino hanno ribadito che a Viterbo non c’è un allarme sicurezza: eppure puntualmente, un po’ per voce dei commercianti, un po’ per iniziativa di qualche partito politico, il finto problema riemerge.
Fino ad arrivare a titoli di giornali come “I commercianti hanno paura” che ispira qualche considerazione. Il solito distinguo da fare tra sicurezza percepita e sicurezza reale ancora una volta da stigmatizzare.
Non esiste un allarme sicurezza quindi a Viterbo, ma lo spopolamento del centro storico, ormai poco frequentato da quello che dovrebbe essere il normale, folto pubblico di “passeggiatori”, può dare un senso di inquietudine e di sbigottimento, ma siamo al balordo di turno di passaggio, neanche alla microcriminalità vera e propria.
Chiaro che i commercianti che tanto si lamentano “impauriti”, chiedendosi come fare, potrebbero partire con il riunirsi in un convegno e stabilire il successo o il fallimento delle loro proposte merceologiche, un fattore che non può non essere tra quelli che hanno determinato l’abbandono del centro storico come punto di shopping e svago.
Insomma la questione è complessa e chi ricollega tutto alla necessità di organizzare eventi no stop la racconta grossa perchè un centro storico come quello di Viterbo ha una sua bellezza in sè ed una sua attrattiva storica che di per sè merita il turismo diffuso e l’attenzione orgogliosa degli stessi viterbesi.
La città dei papi continua ad essere oggetto di polemiche e campagne di odio intestine che non hanno certo come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita di tutti.
Tutto diventa battaglia politica o lobbista, ma sono colpi bassi che nascondono solo sordide intenzioni, non altro.