Schiaffi e pugni alla mamma per farsi dare i soldi che gli servivano per comprare la droga. Un 25enne è stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione per le percosse alla madre e non solo. Il giovane era arrivato al punto di tentare di ‘vendere’ la mamma a uomini del posto: prestazioni sessuali in cambio di denaro contante per acquistare lo stupefacente, come riporta francesca di nora sul corrieredellacitta.com
ll 25enne è stato condannato dal giudice dei Frosinone per maltrattamenti sulla donna, una 55enne di Ferentino che ha dovuto subire vario tipo di violenza dal figlio, pronto a tutto pur di farsi consegnare il contante. A raccontare la vicenda è il Corriere della Sera che specifica come le aggressioni, in un crescendo di violenza verbale e fisica, sono iniziate quattro anni fa.
Il giovane è arrivato a puntare un coltello contro la madre per farsi consegnare il Reddito di Cittadinanza e quando gli è stata ritirata la patente si è fatto accompagnare della donna a comprare la droga. Una volta che quest’ultima, esasperata dai maltrattamenti che subiva ha deciso di andare a denunciare il 25enne, quest’ultimo l’ha seguita e pestata per strada, impedendole di raggiungere la caserma dei Carabinieri.
Ma la violenza non sembrava destinata a fermarsi, anzi. Lo scorso anno il ragazzo era arrivato al punto di riempirla tanto di botte da costringerla a rivolgersi al pronto soccorso. I medici, di fronte a quelle ferite, hanno chiesto l’intervento degli uomini dell’Arma che hanno proceduto a togliergli il coltello, mentre il giudice ha messo provvedimento di divieto di avvicinamento del 25enne alla 55enne.
Un tentativo di salvaguardare l’incolumità della donna che si è rivelato vano, visto che il 25enne l’ha raggiunta e, anche stavolta, pestata. Stavolta per il giovane è scattato la misura detentiva degli arresti domiciliari. A conclusione del processo il giudice del Tribunale di Frosinone si è pronunciato con la condanna a tre anni e due mesi di reclusione per l’uomo, il cui avvocato si è, però, detto pronto a ricorrere in appello.