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Piazza del Plebiscito, Giacomini: “Gli scavi oscurati ai viterbesi”

Nella medievale città dei papi l’oscurantismo, un po’ come il diavolo, si annida nei dettagli. Come nel caso degli scavi in piazza del Plebiscito, come riporta massimiliano conti sul corriere di viterbo, che l’amministrazione comunale guidata dalla sindaca Chiara Frontini sembra voler nascondere alla vista della cittadinanza, per mezzo del telo nero che avvolge il cantiere e che impedisce ai viterbesi di osservare i reperti storico-archeologici che stanno affiorando dal sottosuolo. Mentre in città come Roma, per rendere fruibili i cantieri anche al pubblico, si è arrivati a costruire una passerella in ferro intorno alla Fontana di Trevi – non senza polemiche per l’impatto estetico – a Viterbo si sceglie di chiudere il cantiere alla curiosità e alla partecipazione collettiva.

Tempi duri a Viterbo per gli umarell (gli anziani che osservano gli operai al lavoro), ironizza l’architetto Alfredo Giacomini, già intervenuto più volte sul cantiere: “In un contesto simile, in altre città, si farebbero e si fanno delle tribune affinché i passanti possano osservare i lavori in corso – dice -. A Roma in questi giorni è stata allestita un’invadente passerella provvisoria proprio per consentire ai visitatori di avvicinarsi alle sculture settecentesche in travertino, per avere un punto di vista inusuale e per ‘partecipare’ attivamente ai lavori di pulitura delle parti lapidee. In altre città si adotta un modello di apertura e condivisione – osserva Giacomini – basti pensare a Milano, dove al museo di Brera un ambiente vetrato consente ai visitatori di assistere ai restauri. Anche a Volterra gli archeologi comunicano i progressi degli scavi dell’anfiteatro romano, mentre qui siamo di fronte a un muro nero che isola la città dalla propria storia”.

A pochi giorni dai festeggiamenti per i 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino, Viterbo ne alza uno nel centro della piazza principale. “Quel telo nero è simbolo di una visione miope, che pretende di escludere i viterbesi dal loro passato”, sottolinea Giacomini. Per lui la presenza di un cantiere archeologico in pieno centro storico dovrebbe essere un’occasione per stimolare il senso di appartenenza alla città, non per erigere barriere. Giacomini lancia quindi una proposta provocatoria: “Perché non rendere trasparente questo cantiere come allestimento durante il periodo delle festività natalizie? Ciò consentirebbe ai cittadini di osservare gli scavi”.