Nella Tuscia si contano 540 imprese potenzialmente esposte a infiltrazioni della criminalità organizzata, pari all’1-2% del totale delle 32.506 attività presenti sul territorio, come riporta il corriere di viterbo. Un numero significativo che colloca la nostra provincia al 62° posto nella classifica nazionale stilata dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. La situazione viterbese appare tuttavia meno critica rispetto alle altre province laziali: Roma, con 16.716 imprese a rischio, occupa la seconda posizione a livello nazionale, mentre Latina ne registra 1.310 (25° posto) e Frosinone 1.087 (29°). Rieti, invece, chiude la classifica regionale con “appena” 71 aziende a rischio, pari allo 0-1% del totale. In termini assoluti, la concentrazione più alta si registra nelle aree metropolitane, con Napoli in testa (18.430 aziende), seguita proprio da Roma e Milano, entrambe oltre le 15.600 unità. “Le grandi città – spiega l’indagine – sono i centri dove il controllo economico della criminalità organizzata assume forme sempre più sofisticate, spesso celate dietro attività apparentemente legali”. Il rapporto, che ha mappato circa 150 mila imprese a rischio in Italia, evidenzia come il dato nazionale sia basato su segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, informazioni provenienti dalla Direzione nazionale antimafia e analisi dei contesti economici locali. “È evidente che la certezza delle infiltrazioni può avvenire solo a seguito di attività investigative e giudiziarie” precisa l’Ufficio studi dell’associazione delle piccole e medie imprese venete.