Diede fuoco alla moglie, condannato a 6 anni e mezzo

Condannato a 6 anni e mezzo per aver cosparso di benzina la moglie e averle dato fuoco, causandole ustioni al viso e al collo. Questa la sentenza emessa ieri dal collegio del tribunale di Viterbo, presieduto dal giudice Daniela Rispoli, nei riguardi di un uomo residente in provincia, accusato di lesioni gravissime, come riporta il corriere di viterbo .

Sette anni fa, durante la festa per il 18° compleanno del figlio, fu lui a confessare quanto successo il 21 ottobre 2013. Solo a quel punto la donna, parte civile con l’avvocato Giovanni Labate, trovò il coraggio di denunciare l’ex marito, difeso dall’avvocato Paolo Casini.

Il 10 dicembre a riassumere in aula i contorni del drammatico episodio i figli della vittima, rispettivamente di 20 e 30 anni. “Mio padre era violento per l’abuso di alcol – aveva affermato il 20enne -. Beveva due litri di vino al giorno . Nell’autunno di sette anni fa, mia madre decise di non portare avanti una controversia legale contro il fratello e mio padre non era d’accordo. Io all’epoca ero adolescente e ricordo che il giorno prima mia madre e mia sorella erano scappate da casa e si erano rifugiate da mia zia. Quando lui capì dov’erano, uscì da casa e io lo seguì, tentando di dissuaderlo ma era fuori di sé. L’indomani fui avvisato di quanto accaduto e sospettai che fosse stato lui. Mia madre però sostenne che si era trattato di un incidente e che il rogo divampò mentre lei e mio padre erano intenti a bruciare delle sterpaglie in campagna. Tuttavia, fu lei a rivelare la verità in occasione di una cena in famiglia. Mio padre che era ubriaco sminuì il fatto, attribuendolo ad uno scatto d’ira, ma brontolando lo ammise, dicendo che avrebbe dovuto ucciderla sul serio”.

La figlia maggiore aveva fornito altri dettagli sulla vicenda. “Mio padre era un padre padrone – aveva spiegato la 30enne -. Quella mattina lui si presentò al negozio di mia madre, la costrinse a salire in auto e si allontanarono insieme. Io e il mio fidanzato andammo a cercarli e quando arrivai a casa di mia zia i soccorritori mi chiamarono, informandomi che mia madre era stata trasportata all’ospedale Sant’Eugenio in eliambulanza. Sentivo che era stato mio padre a farle del male, ma lei mi diceva di lasciar perdere, fino a quando introdusse l’argomento il giorno del diciottesimo di mio fratello. Mia madre aspettò tanto per vuotare il sacco perché temeva che potesse essere un’onta per noi figli”. Il verdetto di primo grado ha condannato l’uomo a 6 anni e mezzo e a versare una provvisionale di 20 mila euro alla vittima.